reuters1745597_lanciograndePapa Francesco ha concluso ieri sera il suo 16.mo viaggio apostolico che lo ha portato in Georgia e Azerbaigian. Dopo l’atterraggio a Roma si è recato alla basilica di Santa Maria Maggiore per pregare e ringraziare la Madonna del buon andamento del viaggio.

Poco prima aveva dialogato in aereo con i giornalisti del seguito. Tanti i temi al centro del colloquio: oltre a commentare la sua nuova visita nel Caucaso, ha parlato dei suoi prossimi viaggi, delle questioni del gender e dell’omosessualità, dei rapporti con la Cina e altro ancora. Ascoltiamo i particolari in questo servizio di Massimiliano Menichetti:

Partono dalla Georgia le risposte del Papa ai giornalisti, una terra che definisce cristiana fino nel midollo e che ha “scoperto” con “tanta cultura e fede”. Francesco è toccato dal Patriarca Ilia II, “un uomo di Dio”, ribadisce più volte, che lo ha “commosso”. Poi indica la via dell’ecumenismo:

“Pregare gli uni per gli altri. Questo è importantissimo: la preghiera. E secondo, fare cose insieme: ci sono i poveri, lavoriamo insieme con i poveri; c’è questo e questo problema, possiamo farlo insieme? Lo facciamo insieme; ci sono i migranti? Facciamo insieme cose … Facciamo le cose del bene per gli altri. Insieme. Questo possiamo farlo. E questo è il cammino dell’ecumenismo”.

Sulle questioni tra Armenia e Azerbaigian invoca “dialogo sincero” e per non cadere nella via della “guerra” parla del “coraggio di andare presso un Tribunale internazionale” come quello all’Aia:

“La guerra distrugge sempre, con la guerra si perde tutto! E anche, i cristiani, la preghiera, pregare per la pace perché questi cuori prendano questo cammino di dialogo, di negoziato o di andare a un tribunale internazionale”.

Sollecitato su omosessualità e gender il Pontefice afferma che ha accompagnato nella “vita di sacerdote, di vescovo e anche di Papa, persone con tendenza e con pratica omosessuali:

“Quando una persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Gesù non gli dirà sicuramente: ‘Vattene via perché sei omosessuale!’”.

Condanna ancora una volta con fermezza l’ideologia gender, la “cattiveria” dell’indottrinamento, soprattutto dei ragazzi nelle scuole “per cambiare la mentalità”, quelle forme che chiama “colonizzazioni ideologiche”. Poi parla di un ragazzo spagnolo che ha cambiato sesso e ribadisce la necessità di avere un cuore aperto:

“Le tendenze o gli squilibri ormonali danno tanti problemi e dobbiamo essere attenti a non dire: ‘Ma, tutto è lo stesso, facciamo festa’. No, questo no. Ma ogni caso accoglierlo, accompagnarlo, studiarlo, discernere e integrarlo”.

Questo – afferma – “è quello che farebbe Gesù oggi”, poi aggiunge:

“Per favore, non dite: ‘Il Papa santificherà i trans!’. Per favore, eh?”.

E prosegue:

“Voglio essere chiaro. È un problema di morale. E’ un problema. E’ un problema umano. E si deve risolvere come si può, sempre con la misericordia di Dio, con la verità, come abbiamo parlato nel caso del matrimonio, leggendo tutta l’Amoris Laetitia, ma sempre così, ma sempre con il cuore aperto”.

Francesco quindi torna anche sul tema del divorzio, delle famiglie ferite e dell’attacco alla famiglia:

“L’immagine di Dio non è l’uomo: è l’uomo con la donna. Insieme. Che sono una sola carne quando si uniscono in matrimonio. Questa è la verità. È vero che in questa cultura i conflitti e tanti problemi non ben gestiti e anche filosofie di oggi, faccio questo, quando mi stanco ne faccio un altro, poi ne faccio un terzo, poi ne faccio un quarto, è questa guerra mondiale che lei dice contro il matrimonio. Dobbiamo essere attenti a non lasciare entrare in noi queste idee”.

Centrale per Francesco è il fatto che “l’ultima parola non l’ha il peccato, l’ultima parola l’ha la misericordia”. Esorta alla lettura integrale dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia, dove dice “che esiste il peccato, la rottura, ma anche la cura, la misericordia, la redenzione” e mostra la via per risolvere i problemi:

“Con quattro criteri: accogliere le famiglie ferite, accompagnare, discernere ogni caso e integrare, rifare”.

Tante e a 360 gradi le domande dei giornalisti. Spiega che presto saranno eletti 13 nuovi cardinali che apparterranno ai cinque continenti perché si veda l’universalità della Chiesa. Sulla visita, “privata”, ai terremotati in Centro Italia ribadisce che a breve sceglierà la data, citando la possibilità della prima domenica d’Avvento. Molti gli appuntamenti internazionali per il prossimo anno a partire dalla visita a Fatima, poi India e Bangladesh, non ha confermato il viaggio in Africa né quello in Colombia, legato al processo di pace. Sulla Cina ammette il desiderio e ribadisce la stima per quel popolo, ma spiega:

“I rapporti tra Vaticano e i cinesi, si deve fissare in un rapporto e di questo si sta parlando, lentamente … Ma le cose lente vanno bene, sempre. Le cose in fretta non vanno bene”.

Sollecitato sul conferimento del prossimo Premio Nobel per la Pace evoca un riconoscimento, una dichiarazione dell’umanità per le vittime della guerra, delle bombe: bambini, invalidi, anziani, violenza – dice – che “è un peccato contro Gesù Cristo”:

“La carne di quei bambini, di quella gente ammalata, di quegli anziani indifesi, è la carne di Cristo. Ma ci vorrebbe che l’umanità dicesse qualcosa per le vittime delle guerre”.

Interpellato sulla campagna presidenziale negli Stati Uniti non si esprime, sottolineando che il “popolo è sovrano”, pure evidenziando che “quando succede che in un Paese qualsiasi ci sono due, tre, quattro candidati che non danno soddisfazione a tutti, significa che la vita politica di quel Paese forse è troppo politicizzata ma non ha tanta cultura politica”.

(Da Radio Vaticana)

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